Info. Stefania Trotta
Photo. Courtesy
ll 27 maggio inaugura alla Baccaro Art Gallery (Pagani, Salerno) la mostra L’ultima grande battaglia – dal Barocco di Salvator Rosa al contemporaneo di Max Coppeta, a cura di Alessandro Demma.
Il progetto, da un’idea di Davide Caramagna (presidente dell’Ass. Cult. MM18), apre un ciclo di esposizioni che hanno il fine di mettere in dialogo l’arte di Max Coppeta con alcuni capolavori dei più celebri artisti del Barocco napoletano (F. Guarini, F. Solimena, L. Giordano, M. Pino da Siena, S. Rosa, per citarne alcuni) provenienti dalla Fondazione De Chiara De Maio, con l’eccezionale contributo critico dello storico dell’arte Sandro Barbagallo (curatore del reparto Collezioni Storiche dei Musei Vaticani). In questa prima esposizione, tutto ruota attorno all’opera La Battaglia tra turchi e cristiani di Salvator Rosa del 1630, voluta dalla Galleria Baccaro per celebrare i suoi vent’anni di ricerca e concessa grazie alla visione e alla generosità del Presidente Diodato De Maio - Fondazione De Chiara De Maio.
Lo scontro navale che ebbe luogo il 7 ottobre 1571 nelle acque di Lepanto, segnò una svolta epocale nella storia del Mar Mediterraneo e di tutti quei paesi che, fino ad allora, erano stati coinvolti nella lotta per arginare la minaccia turca. La battaglia, tema caro all’attività pittorica di Salvator Rosa, fu uno dei suoi soggetti preferiti fin dagli esordi. Coppeta percependo la volontà del maestro, di andare oltre la meraviglia visiva, sceglie di agire direttamente nella terza dimensione, deformando materiali specchianti e sottolineando il ruolo decisivo che le tensioni hanno in questo dialogo.
Ad aiutarci in questo processo di decodifica di un linguaggio che ha avuto il suo exploit nel seicento napoletano, è la ricerca “Riflessi e Deformi” dell’artista Max Coppeta, opere che esplorano la proprietà dell’acqua e dei liquidi di ingrandire oggetti immersi in essa a causa della differenza dell’indice di rifrazione. Questa indagine è una metafora sulla percezione della realtà, spesso distorta dalla fame di sopraffazione. La luce che, ne La battaglia di Lepanto, trafigge i visi dei protagonisti dei due gruppi antagonisti è reinterpretata in chiave contemporanea dall’artista, che la assimila, per rifletterla nelle sue sculture. Come in una scenografia, chi osserva, viene avvolto e catturato dalla forza attrattiva che anima le opere di Rosa e Coppeta. Questa forza, sembra fuoriuscire dalle figure per propagarsi nei rimandi di una storia che scuote il presente e torna ad essere forma nuova.
Questa condizione chiaroscurale, di uomo contro uomo, proietta nuove ombre sulla contemporaneità. Ma se ogni battaglia lascia una crepa, l’invito è di coglierne la luce.
Max Coppeta, Riflessi e deformi, 2020 (dettagli)
Breve biografia / Per maggiori informazioni clicca qui
Max Coppeta nasce a Sarno nel 1980, vive e lavora a Bellona (Ce). Nel 2002 si laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, con una tesi sul teatro multimediale. Lo stesso anno gli viene assegnata una borsa di studio dall’Istituto Superiore di Design di Torino. Nel 2006 si specializza in Arti Visive e Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua attività di ricerca, in cui esplora le varie possibilità della percezione visiva, è monitorata dalla Fondazione Filiberto Menna di Salerno e dalla Fondazione D’Ars di Milano. E’ insignito di numerosissimi premi nazionali ed internazionali. Ha esposto a Houston, Los Angeles, Lancaster, Singapore, Tokyo, Caracas, València, Napoli, Milano, Torino, Venezia. Ha collaborato con l’Università di Salerno, il Politecnico di Milano e il Dams di Torino.
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